PER MARIO NANNI
STABAT MATER, Archiginnasio, 23 nov. 2018
Mario Nanni, che salutiamo come il decano della pittura bolognese di quegli anni, nel già costante sperimentalismo– in senso creativo e critico- reso complesso anche dalle arditissime varianti di tecnica formale e cromatica, era arrivato nella Bologna del dopoguerra dal Chianti e dalla sua Castellina, dopo una lunga esperienza resa difficoltosa dalla guerriglia partigiana.
A Bologna, dalla parte del Meloncello, è sempre rimasto con la sua brava e intelligente compagna. Non ha mai avuto esitazioni, ma è rimasto sempre in fermo possesso dei fatti reali dell’arte, già a venire dagli anni ’40-50, per voler fissare una data di inizio ufficiale di qualcosa che era già in movimento fin dall’adolescenza. La sua vita, da allora, non ha mai mollato un momento.
Era presente, nel suo costante impegnativo sperimentare, quella componente che è la materia e tutti i suoi possibili eroismi, dico la materia pittorica antica, quella legata alla pittura ad olio oppure all’uso della tempera, grassa o magra che sia, che poco tempo dopo diverrà di colpo e pur senza troppa riflessione pressoché travolta dall’irruzione golosa, ma anche travolgente delle resine pittoriche dopo l’anno ’58. Fiume di nuove possibilità, ma tutte da provare, talora aveva afferrato la mano degli artisti per la troppa facilità imponendo anche alcune scurrilità prima di portarsi nuovamente in quota.
Con Nanni abbiamo vissuto un gran bel paese da giovani, dopo gli anni bui, dopo il 1950, con Romiti, De Vita, Cuniberti, Contini, in un gruppetto di giovani particolari e un po’ dissidenti rispetto all’avventura degli artisti neo-romantici di Arcangeli, che era affascinante ed amico, e tuttavia molto esigente.
Quegli anni sono stati i più belli per Bologna, anche e soprattutto per l’avventura provata per la salvezza della città e della collina nata dalle due leggi Comunali Fanti-Cervellati, tra il 1969 e il 1970. La battaglia affiancatrice di Italia Nostra ebbe inizio nel 1965 con l’enorme problema costituito da San Giorgio in Poggiale, salvato dalla distruzione: la questione si ricompose proprio per le proteste e le novità di metodo conservativo guidate, agitate, avanzate e alla fine vittoriose di Italia Nostra e di Pier Luigi Cervellati, con un outsider entusiasmante come Arcangeli.
Mario Nanni rimase sempre sul pezzo, in trincea. Mi rammento che già al suo arrivo dalla montagna lo chiamavamo “ il Fante”.
Andrea Emiliani